Truffe digitali, un inganno perfetto che ci costa quasi un miliardo

Scritto il 24/11/2025
da Manfredi Villani

Dalle false mail alle identità imitate con l'IA: oltre 2 milioni di italiani sono finiti nella rete del cybercrime

In un mondo che corre a ritmo digitale, anche le truffe hanno imparato a evolversi. Non sono più e-mail sgrammaticate o sms sospetti: oggi si presentano come operatori affidabili, siti web impeccabili, voci gentili al telefono. L'obiettivo non è solo sottrarre denaro, ma conquistare fiducia. E spesso ci riescono. Gli esperti spiegano che i criminali sanno far leva sulla paura di perdere soldi, sull'urgenza di agire, sul desiderio di «fare la cosa giusta», trasformando la tecnologia in un grimaldello psicologico.

È il cuore dell'ingegneria sociale: manipolare la persona prima ancora del sistema. Secondo le analisi internazionali, quasi il 70% delle violazioni nasce da un errore umano o da credenziali rubate. Una vulnerabilità confermata anche dai numeri italiani. Nel secondo semestre 2024, come rileva Banca d'Italia, i soli bonifici fraudolenti hanno raggiunto i 65,5 milioni di euro, tanto che dal mese scorso entrerà in vigore la verifica obbligatoria del beneficiario. E il fenomeno è tutt'altro che marginale: una recente indagine statistica ha rivelato che oltre 2 milioni di italiani sono stati vittime di frodi legate al conto corrente, per un danno stimato in più di 970 milioni di euro.

Phishing, smishing, vishing, spoofing: tecniche diverse, stesso obiettivo. Il phishing imita alla perfezione comunicazioni ufficiali; lo smishing sfrutta sms e chat, percepiti come più intimi; il vishing usa telefonate con numeri clonati e, talvolta, voci generate da IA che invitano a «bloccare subito un'operazione sospetta». Lo spoofing, infine, replica intere identità digitali, rendendo le comunicazioni false praticamente indistinguibili da quelle reali.

Anche l'identikit delle vittime sta cambiando. Non sono gli anziani i più colpiti, ma i giovani: a fronte di una media nazionale del 4,7%, i truffati salgono al 7,3% nella fascia 25-34 anni e al 9,6% tra i 18-24enni. Una familiarità elevata con i canali digitali porta spesso ad agire d'istinto, senza verifiche.

La difesa, dunque, non è solo tecnologica. Le banche investono in autenticazioni multifattore, ma la vera barriera resta la consapevolezza: riconoscere i segnali d'allarme, dubitare dell'urgenza, verificare sempre da canali ufficiali. Perché nel nuovo scenario digitale la fiducia, quando viene manipolata, è la nostra vulnerabilità più grande.