Non accadeva da luglio che l'esercito israeliano colpisse Beirut dal cielo. Ma l'obiettivo era troppo importante per Israele. Nel mirino dell'attacco di precisione con almeno sei missili, avvenuto alla periferia sud della capitale libanese contro un edificio nel sobborgo di Dahiyeh considerato roccaforte di Hezbollah, c'era Haytham Ali Tabatabai, di fatto il capo di stato maggiore del gruppo estremista libanese appartenente alla galassia anti-Israele e considerato il numero due del "Partito di Dio", dopo il segretario generale Naim Qassem. Un'esecuzione mirata riuscita, che ha fatto 5 vittime ma puntava al leader militare, in passato al comando delle forze speciali del gruppo in Siria e Yemen e sulla cui testa Washington aveva messo una taglia di 5 milioni di dollari.
Ali Tabatabai, definito dal premier israeliano Netanyahu "un assassino sanguinario che guidava il riarmo" è stato ucciso e il messaggio a Hezbollah da parte dello Stato ebraico è arrivato forte e chiaro. L'azione mirata mostra che Tel Aviv sta perdendo la pazienza per le ripetute violazioni del cessate il fuoco siglato un anno fa con Hezbollah e per il No al disarmo pronunciato dal gruppo, che si starebbe invece riorganizzando e accusa lo Stato ebraico di ripetute violazioni. A un anno esatto dall'accordo, in Libano si riaffacciano i timori di un ritorno allo scontro armato, anche se lo Stato ebraico ha spiegato tramite il capo di Stato Maggiore Eyal Zamir di essere impegnato per il mantenimento della tregua, ma che non consentirà a Hezbollah di riorganizzarsi.
"Israele continua a colpire il terrorismo su più fronti, a Gaza e in Libano", ha spiegato il primo ministro israeliano durante una riunione di governo. "Non permetteremo a Hezbollah di ricostruire le proprie capacità né di costituire una minaccia per Israele. Mi aspetto che il governo libanese disarmi Hezbollah". Infine la precisazione per cercare di rigettare l'accusa di essere eterodiretto da Donald Trump: "Agiamo in modo indipendente"; "tutte le chiacchiere sul fatto che dobbiamo ricevere autorizzazioni da questa o quella parte sono bugie assolute". Il sito americano Axios e un funzionario Usa a Channel 12 hanno riferito che gli Stati Uniti non sono stati avvertiti da Israele del raid, un altro ha parlato invece di un piano israeliano per un'escalation di bombardamenti in Libano che Washington conosceva da diversi giorni, senza avere i dettagli sull'obiettivo, la tempistica e il luogo dell'attacco.
In totale, nel fine settimana gli attacchi nel Libano meridionale hanno ucciso due membri di Hezbollah. Un'escalation che ha spinto Beirut a chiedere alla comunità internazionale di agire. "Il mondo intervenga con forza per fermare gli attacchi israeliani", è stato l'appello del presidente Joseph Aoun. Ma in serata è arrivata la dichiarazione festante degli Usa, che si sono congratulati con Israele, "soddisfatti" dell'attacco, definito "una cosa meravigliosa". Netanyahu ha anche ringraziato Trump per aver dichiarato di voler designare la Fratellanza Musulmana come organizzazione terroristica.
Hezbollah ha denunciato "il superamento di una nuova linea rossa" da parte di Israele. Il clima è tesissimo e rischia di essere uno spaccato di ciò che potrebbe accadere fra Hamas e Israele nei prossimi mesi se gli islamisti non disarmeranno.