Le fonti delle toghe? Report delle Ong e ricerche su Google

Scritto il 02/08/2025
da Fausto Biloslavo

Una fonte al Giornale: "Secondo il loro sistema sarebbe sicuro solo San Marino"

«Si basano su Google, viaggi e convinzioni personali sbotta una fonte che conosce il meccanismo -. I giudici smentiscono così la decisione tecnica di funzionari del ministero degli Esteri e la lista di paesi sicuri convalidata dal Parlamento. Secondo questo sistema allora nessun paese è sicuro, a parte San Marino, forse».
Lo sfogo arriva da una fonte attendibile del Giornale e trova conferma in provvedimenti sui migranti che si basano sui resoconti delle Ong, documentari di al Jazeera o informazioni farlocche sulla pena di morte.
Non a caso il comunicato di palazzo Chigi, che definisce sorprendente la sentenza della Corte Ue sul via libera alla magistratura all’affossamento dei paesi sicuri, sottolinea l’aspetto delle fonti utilizzate dai giudici. «Per l'individuazione dei cosiddetti Paesi sicuri fa prevalere la decisione del giudice nazionale, fondata perfino su fonti private» spiega la Presidenza del Consiglio.
Lo scorso anno il giudice di Catania, Massimo Escher, cancellando il trattenimento di un migrante, aveva scritto nella sentenza che, l’Egitto, da dove arrivava, «è uno dei Paesi in cui si applica la pena di morte e il numero delle esecuzioni è fra i più alti del mondo». Peccato che l’anno prima le esecuzioni capitali erano diminuite ad 8 e nel 2024 sono state in tutto 13, rispetto alle oltre mille in Cina seguite dalle centinaia in Iran e Arabia Saudita. Non solo: gli Stati Uniti avevano mandato a morte il doppio dei condannati, 25 nel 2024. In Egitto gran parte delle condanne capitali non vengono eseguite o commutate in pena detentiva. Il giudice non ne aveva idea.
Altro stereotipo egiziano, saltato fuori nelle sentenze, è quello dei cristiani perseguitati grazie ad una legge sulla blasfemia, che in realtà punta a garantire i diritti delle minoranze religiose. E notoriamente i cristiani copti si sentono protetti dal presidente Abdel Fattah al-Sisi.
«Le valutazioni sui paesi sicuri le fa l’esecutivo attraverso il ministero degli Esteri e l’intelligence - spiega una fonte governativa - I giudici non possiedono questi strumenti e quando si sono pronunciati hanno spesso citato articoli di giornali, analisi di associazioni varie e fonti molto approssimative». Le Ong, filo migranti, sono le preferite, ma nel caso di un richiedente asilo pachistano era una «prova» un documentario della tv Al Jazeera. Sulla rotta balcanica sono state prese per buone dichiarazioni di Ong talebane dell’accoglienza rivelatesi in seguito fallaci o strumentali.
Un altro effetto paradossale della sentenza della Corte in Lussemburgo è che «rimettendo ad ogni singolo giudice la qualificazione di un Paese di origine sicuro si produce l’effetto, assurdo, che il medesimo Paese può essere considerato sicuro da un giudice e non sicuro da un altro» osserva la fonte governativa. Ancora di più «se il singolo giudice adotta la decisione sulla base di diverse e non controllate acquisizioni probatorie e inevitabilmente di soggettive sensibilità politiche o culturali».
I magistrati del Tribunale di Roma, sezione immigrazione, hanno giudicato non sicuri l’Egitto e il Bangladesh, per i casi di migranti trasferiti in Albania.
L’Egitto è visitato ogni anno da 15 milioni di turisti compresi 850mila italiani.
E per il Bangladesh si sfiora il ridicolo dopo la nomina a nuovo capo del governo del premio Nobel per la pace, Muhammad Yunus.
L’ex magistrato della Corte penale internazionale, Cuno Tarfusser, osserva che «diventa molto difficile soprattutto nelle procedure d’urgenza», come per i trasferimenti in Albania, stabilire se il paese è sicuro, «non c’è il tempo». Il giudice può basarsi anche su fonti aperte e se i migranti vengono imbeccati dalle Ong o dai trafficanti sul dichiararsi gay, Lgbt o cristiani perseguitati il gioco è fatto.