“La vera libertà per una donna che ha subito violenza inizia quando può contare su sé stessa. E un lavoro è il primo passo per riacquistare dignità e indipendenza. Senza autonomia economica, non esiste reale possibilità di ricominciare. La violenza toglie voce, il lavoro la restituisce”.
Con queste parole, Mena Marano, imprenditrice napoletana e Ceo di Arav Group (realtà che gestisce i marchi Silvian Heach, John Richmond, Richmond X, Trussardi Kids, Cavalli Kids, North Sails Kids), lancia un messaggio forte e non negoziabile: creare percorsi di lavoro e dignità per le donne che escono da situazioni di abuso, trasformando le aziende in luoghi di rinascita concreta in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne: offrire opportunità concrete di lavoro alle donne che escono da situazioni di abuso, per favorire un autentico percorso di rinascita.
Secondo Marano, non bastano solo campagne di sensibilizzazione o aiuti temporanei: servono strumenti strutturali, capaci di restituire alle donne la possibilità di scegliere, pianificare il futuro e riconquistare fiducia in sé stesse. La dipendenza economica, infatti, è spesso uno dei fattori che intrappola le vittime in relazioni abusive e impedisce loro di rompere definitivamente con il passato.
Da qui la proposta: coinvolgere le imprese in un patto sociale che preveda l’assunzione di donne vittime di violenza. ARAV Group ha deciso di avviare un programma aziendale integrato, in collaborazione con centri antiviolenza, associazioni e istituzioni, che prevede: percorsi di assunzione strutturati; formazione personalizzata; tutoraggio professionale; inserimento graduale nelle diverse divisioni del gruppo moda. Obiettivo: trasformare la solidarietà in opportunità concreta, dando alle donne la possibilità di costruire un nuovo progetto di vita.
“Molte donne sopravvivono – sottolinea Marano –, poche riescono realmente a vivere. Dobbiamo andare oltre l’assistenza: il lavoro è ciò che permette alla vittima di diventare protagonista della sua storia e non solo di uscirne ferita. Se ogni impresa si assumesse la responsabilità di offrire anche una sola opportunità lavorativa all’anno, cambieremmo il destino di centinaia di donne”.
La proposta trova eco nei dati nazionali: secondo l’Istat, oltre il 30% delle donne che subiscono violenza rinuncia a denunciare per mancanza di autonomia economica. E molte, anche dopo aver lasciato il partner abusante, tornano sui propri passi perché non hanno i mezzi per mantenere sé stesse o i figli.
In questo contesto, il lavoro diventa protezione, emancipazione e riscatto. Una strategia sociale che, secondo Marano, dovrebbe entrare stabilmente nei programmi regionali e nazionali: incentivi per le aziende che assumono donne seguite dai centri antiviolenza, fondi per la formazione, sportelli lavoro integrati nei servizi sociali, collaborazione tra imprese, associazioni e istituzioni.
“La violenza – conclude la Ceo di Arav Group – non finisce quando una donna esce da casa. Finisce quando può scegliere dove andare. E per scegliere serve forza, ma anche uno stipendio. Aiutare le donne a lavorare significa aiutarle a vivere”.
L’appello è chiaro: la lotta alla violenza passa anche dalle imprese. Perché la libertà, senza autonomia economica, resta solo una parola.

